Agricoltori e agronomi normalmente avvicendano colture, apportano nutrienti nel terreno, studiano la fenologia delle piante, la tessitura del suolo, la morfologia del campo, il rapporto tra gli elementi, la quantità di sostanza organica e i fattori climatici. Tutti questi sforzi hanno un obiettivo: dare alle colture quello che serve per massimizzare produzione e qualità in maniera razionale, tutelando l’agroecosistema.
Emerge quindi una parola fondamentale: “razionale”. Dare al campo sostanze nutrienti con ratio è però tutt’altro che semplice.
I processi ecologici sono complessi e vivono di complicate interazioni macro e microscopiche: cercare di dare un ordine a questo rompicapo è stato per molto tempo (ed è ancora) il lavoro dei ricercatori e ad oggi abbiamo qualche strumento in più per muoverci con consapevolezza.
Elementi nutritivi per le colture
Le colture necessitano di una molteplicità di elementi nutritivi che vengono principalmente classificati in due gruppi: macronutrienti (e.g. Azoto, Fosforo, Potassio, Zolfo, Calcio, Magnesio, Potassio e Cloro) e micronutrienti (e.g. Ferro, Manganese, Zinco, Rame, Boro e Molibdeno).
I termini Macro- e Micro- si riferiscono alla disponibilità nell’ambiente e al bisogno da parte della pianta. Particolare attenzione viene rivolta, tra questi, verso Azoto, Fosforo e Potassio (NPK), per cui appositi piani di concimazione vengono puntualmente redatti.
Il modello previsionale per la concimazione
Uno dei metodi “classici” per calcolare il fabbisogno NPK è quello di fare un bilancio tra tutti i fattori che incrementano il contenuto di nutrienti disponibili per la coltura nel suolo e quelli che lo impoveriscono.
Se si considerano gli apporti, escludendo quelli forniti dall’agricoltore, andranno considerati ad esempio quelli provenienti dalla mineralizzazione della sostanza organica, i nutrienti contenuti nella pioggia e quelli nei residui della precedente coltura.
Viceversa andranno considerate le perdite imputabili alla lisciviazione, alla denitrificazione, alla volatilizzazione e ad altri fenomeni. Tutto questo va poi a bilancio con i fabbisogni propri della coltura che sono ovviamente specie-specifici (se non varietà-specifici) e dipendenti dalla resa della stessa.
Tale metodo, implementato nella piattaforma Agricolus, riesce a coniugare semplicità di utilizzo con un buon livello di approssimazione. Il calcolo del piano di concimazione viene fatto con il minimo sforzo possibile di inserimento dati da parte dell’agricoltore, che può visualizzare campo per campo lo status della fertilizzazione (totale e residua).
Il modello in questione, inoltre, diventa ancora più interessante se integrato con la funzionalità per la produzione di mappe di concimazione a rateo variabile. Quest’azione sinergica riesce a fornire strumenti utilissimi per prendere decisioni basate sui dati e capire quanto e dove concimare.