Poche piante hanno accompagnato la storia della civiltà umana come ha fatto l’olivo, tanto che nel tempo è diventato non solo fonte di un alimento di punta di molti Paesi mediterranei (con il famosissimo olio d’oliva) ma ha assunto anche un vero e proprio significato simbolico, di pace e di sapienza.
Lo troviamo nell’accademia di Platone, nella Bibbia, nel simbolo della Repubblica Italiana, nella bandiera dell’ONU. Non stupisce quindi vedere il rispetto che gli agricoltori nutrono verso questa pianta, rispetto che va al di là del mero valore economico.
Da un punto di vista agronomico, diversi insetti minacciano la produzione e il benessere degli oliveti. Conoscere questi inquilini poco graditi è sempre il miglior modo per capire e affrontare la situazione.
Insetti nell’oliveto
Il più noto e forse più sgradito insetto è un piccolo tefritide: Bactrocera oleae, meglio conosciuta come Mosca dell’olivo. Ne abbiamo parlato abbondantemente qui sia da un punto di vista entomologico che in termini di strumenti AgTech per combatterla.
Ma è vero che la mosca è l’insetto più fastidioso? Dipende da dove ci troviamo. In Salento, come in altre zone colpite dalla Xylella fastidiosa, l’incubo degli olivicoltori è la sputacchina Philaenus spumarius (fig 1B), principale vettore del patogeno (leggi l’articolo dedicato).
Molto note a tutti sono inoltre le cocciniglie, ospiti di diverse piante da frutto. Negli oliveti ci troviamo a combattere soprattutto con Saissetia oleae (cocciniglia mezzo grano di pepe – fig 1A) e con Lichtensia viburni (cocciniglia cotonosa).
I danni qui sono diretti e indiretti a causa dell’abbondante produzione di melata (escrementi zuccherini) che è poi substrato di fusaggini e altri patogeni.
L’appello prosegue con Prays oleae (fig. 1C), la tignola dell’olivo, un piccolo lepidottero fitofago che si nutre a carico di diversi organi della pianta; Liothrips oleae, conosciuto anche come tripide dell’olivo o pidocchio nero dell’olivo: i sintomi classici di un attacco comprendono uno scarso sviluppo di germogli e foglie che assumono forme ad uncino e cadono precocemente, oltre che una cascola precoce; Euphyllura olivina (Cotonello dell’olivo – fig 1D), psillidae facilmente riconoscibile per le abbondanti produzioni di melata e le secrezioni cerose.
Troviamo poi Otiorhynchus cribricollis, l’oziorinco dell’olivo (fig 1E): coleottero curculionide che attacca le foglie di olivo e di altri alberi da frutto erodendo il margine fogliare.
Dasineura oleae, dittero cecidomide che produce galle (malformazione a carattere escrescente) sulle giovani foglie. Phloeotribus scarabaeoides o tarlo dell’olivo, che scava gallerie sotto la corteccia, all’intersezione dei rami.
Palpita unionalis o Margaronia dell’olivo, lepidottero la cui attività trofica delle larve porta alla perdita delle foglie: a maturità le larve si incrisalidano all’interno di un riparo formato da fili sericei.
Chiudiamo la carrellata con due rodilegno: il giallo (Zeuzera pyrina – fig 1F) e il rosso (Cossus cossus). Facile qui intuire il danno di questi lepidotteri di considerevoli dimensioni la cui larva vive in gallerie scavate nelle parti legnose della pianta.
Gli insetti ospiti dell’olivo sono numerosi, di cui una piccola parte (che abbiamo qui preso in considerazione) potenzialmente dannosi. Questi indizi possono aiutarci a capire chi c’è nella pianta e prendere, eventualmente, provvedimenti mirati.
Vista l’importanza strategica dell’olivo in tutta la zona Mediterranea, c’è un forte interesse nel cercare soluzioni alternative ai pesticidi: in questo le tecnologie dell’agricoltura di precisione come OLIWES, il DSS di Agricolus per l’oliveto, sono validi alleati per gli agricoltori.