La scoperta della stele di Rosetta fu un gran giorno per l’egittologia: in un batter d’occhio un gruppo di simboli quasi incomprensibili diventarono una lingua. La scala BBCH (acronimo di Biologische Bundesanstalt, Bundessortenamt and CHemical industry) può rappresentare l’equivalente della stele di rosetta per la fenologia botanica: potremmo definirla, infatti, un efficace sistema di codifica universale per lo sviluppo delle piante.
Cos’è la fenologia?
Per capire cosa sia la scala BBCH bisogna prima capire cos’è la fenologia. In biologia si parla di fenologia per definire e classificare gli eventi e le tappe dello sviluppo degli organismi, in particolare di piante e di insetti.
Facciamo subito un esempio: quando diciamo “i ciliegi sono in fiore”, “quella è una larva di maggiolino” oppure “le querce stanno perdendo le foglie” stiamo descrivendo una fase fenologica di un particolare organismo.
Tutto chiaro, dove nasce allora l’esigenza di avere una codifica? I botanici si riferiscono agli stadi di sviluppo delle piante con più di 50 definizioni diverse per specie e spesso da una pianta all’altra queste definizioni non sono comparabili, perché il modo di svilupparsi differisce.
Può avere senso parlare di “indurimento del nocciolo” in un olivo ma non si può parlare della stessa fase nel melo. Si può parlare di “accestimento” nel frumento ma non avrebbe alcun senso di parlarne per un mandorlo!
La scala fenologica BBCH
La scala BCCH è intervenuta in questa babele uniformando e omologando tutto in un sistema a due cifre, da 00 a 99, dove la prima cifra indica lo stadio di sviluppo primario e la seconda indica quello secondario. Con questo metodo è stato possibile codificare fenologie analoghe sia per specie che avevano scale già esistenti e diverse tra loro, che per specie nelle quali scale apposite non sono mai esistite.
Facciamo un altro esempio per capire meglio. Guardando il diagramma della scala BBCH, se parliamo di stadio 75, indipendentemente da quale specie stiamo trattando, sappiamo che stiamo parlando dello stadio “sviluppo dei frutti”: ce lo dice la prima cifra, 7. La seconda cifra, invece, va nel dettaglio e ci dice a che livello di sviluppo del frutto siamo. Per la vite ’75’ è interpretato come “bacche delle dimensioni di un pisello, i grappoli iniziano a toccarsi”. Nel grano ’75’ è invece descritto come “metà maturazione lattea, cariossidi che hanno raggiunto la dimensione finale ma ancora verdi”.
Ovviamente avere la stessa descrizione in frutti così diversi tra loro non è né possibile né tanto meno utile, ma lo stadio di sviluppo è analogo e confrontabile. Potremmo quasi dire che in entrambi i casi la pianta si sta dedicando alla stessa funzione.
Caratteristiche della scala BBCH
Approfondiamo ora le caratteristiche della scala BBCH che bisogna conoscere per non incappare in errori e incomprensioni.
E’ importante capire che stiamo parlando di una scala categorica. Questo vuol dire che il 75 citato sopra è un codice, non un numero, cioè quel 75 non è il doppio di 37.5. Per arrivare alla fase 80, la pianta non impiega il doppio del tempo necessario per arrivare alla fase 40 perchè questa scala non è nemmeno lineare nel tempo.
Un’altra caratteristica importante è che i valori non sono ordinali. Ciò significa che non c’è un ordine, 20 non è più di 10 e può succedere (anzi, succede!) che dopo o durante l’emergenza delle infiorescenze – fase 50 – troviamo la fase 30 di elongazione dei germogli o la fase 18 di formazione dell’ottava foglia.
Scala BBCH e modelli previsionali
Adesso che abbiamo capito cos’è e come va letta, passiamo a vedere come viene calcolata nei modelli previsionali della fenologia, e come gli utenti possono interagire con essa. Va precisato che non è un vero e proprio calcolo, dato che il valore BBCH non è un numero ma una categoria.
Il modello usa un algoritmo di assegnazione del valore BBCH basato su parametri ambientali registrati da stazione meteo; in base a tale algoritmo, avremo un’accurata previsione della fase fenologica. Ad ogni interazione da parte dell’utente, il modello corregge l’output, se necessario, per allinearlo con la segnalazione registrata in campo.
Il modello della fenologia ha un’importanza strategica poichè su di esso si basano molti altri. Non potremmo avere un modello per la peronospora se non sapessimo quando la vite produce foglie e germogli, così come non potremmo conoscere il fabbisogno idrico del mais senza sapere se in quel momento la pianta è un piccolo germoglio o in piena fase di fioritura.