I primi dati forniti dall’Ente Risi confermano un aumento di circa duemila ettari delle superfici nazionali seminate a riso: tale estensione equivale ad un incremento dell’1% rispetto alla scorsa stagione. La superficie nazionale potrebbe pertanto arrivare a 230 mila ettari, confermando il ruolo di leader in Europa con il 53% del mercato.
In un contesto di crescita come questo, come possono le tecnologie dell’Agricoltura 4.0 essere di supporto per il settore risicolo? Partiamo innanzitutto dalla conoscenza dei sistemi di coltivazione e delle principali problematiche di questa coltura.
Sistemi di coltivazione
Il riso è famoso per essere l’unico cereale che può crescere senza problemi in suoli saturi o sommersi dall’acqua. A livello mondiale la risicoltura si può classificare in quattro sistemi:
- Sistema pluviale (upland rice system): terreni asciutti e drenanti, raramente sommersi, perché le precipitazioni coprono il fabbisogno della coltura durante tutto il ciclo.
- Sistema inondato (rainfed lowland rice system): terreni pianeggianti e contornati da arginelli, così da contenere l’acqua derivata da precipitazioni o esondazioni dei fiumi.
- Sistema dell’acqua profonda (deep water rice o flood prone rice system): caratterizzato da sommersione incontrollate per gran parte del ciclo colturale. La coltura è soggetta a forti stress ambientali.
- Sistema irrigato (irrigated lowland rice system): terreni piani, livellati e contornati da arginelli, che sono sommersi in modo controllato.
Principali problematiche
Le patologie e le infestanti del riso possono ridurre la qualità e la quantità del raccolto in ogni sua fase di sviluppo. Si possono raggiungere perdite del 50% a causa di fattori biotici: stime FAO, ad esempio, segnano perdite mondiali superiori al 25% causate da soli funghi e virus.
La patologia più diffusa e preoccupante è sicuramente il brusone, che può colpire tutti gli organi della coltura creando lesioni necrotiche con risvolti negativi sia sulla resa che sulla qualità.
Un altro problema è invece rappresentato dalle alghe, che crescono nella risaia ed entrano in competizione con la coltura.
In tutti questi casi la gestione agronomica rappresenta indubbiamente la principale strategia di difesa.
Le tecnologie innovative per il settore risicolo
L’utilizzo delle innovazioni tecnologiche può fare la differenza anche in ambito risicolo per contrastare le avversità e gestire in modo efficiente le attività in campo.
Ad esempio, l’utilizzo dei dati satellitari e la corretta interpretazione degli indici di vegetazione permette di ottimizzare gli interventi in campo e rendere sostenibile, dal punto di vista economico, un’attività di monitoraggio strutturata.
Nel caso di colture sommerse come il riso, gli indici di vegetazione possono essere usati solo in fasi di sviluppo avanzate della coltura a causa dell’effetto dell’acqua sul calcolo di essi. Tuttavia possono rappresentare nelle prime fasi un valido strumento per monitorare lo sviluppo della flora infestante.
Tra i diversi tipi di indici, quelli che possono essere più utili per il riso sono:
- gli indici di vigoria, come l’NDVI, influenzati sia dallo sviluppo delle piante, in termini di biomassa verde, che dalla greeness, ossia dal colore verde della pianta. Un’area del campo in cui si rileva NDVI basso può essere affetta da clorosi, oppure può presentare problemi di emergenza o uno sviluppo vegetativo stentato.
- gli indici di clorosi (TCARI/OSAVI): influenzati soltanto dalla presenza di clorofilla, non tengono conto dello sviluppo della pianta in termini di copertura vegetale; sono quindi utili a identificare la presenza di aree clorotiche.
A questa attività può essere affiancato l’impiego di app mobile, come Agricolus Farmer, per raccogliere informazioni direttamente in campo e geolocalizzarle, così da identificare le zone più critiche e intervenire in modo sito specifico.